Ho deciso di utilizzare questa piattaforma per fare informazione nel modo più accessibile possibile, ponendo la disabilità al centro delle mie ricerche. Per questo motivo, con questi articoli, cerco di fornire un contesto storico e culturale di una certa ampiezza, con la speranza che catturi il vostro interesse tanto quanto hanno catturato il mio.
Oggi ho l’occasione di parlavi di un tema per cui provo molta passione e vicinanza: l’arte funeraria della Cina imperiale, più precisamente, la Cina della dinastia Tang. Le opere funerarie di cui tratteremo ci daranno un’immagine della vita delle persone con condizione ipostaturale (incorrettamente chiamato “nanismo”) e i ruoli che svolgevano nelle corti imperiali.
In questo articolo citerò tre libri, il primo è il mio amato “L’arte Cinese. Vol. 1: dalle origini alla dinastia Tang (6000 a.C. – X secolo d.C.)” della professoressa Rastelli; il secondo è “Storia della Cina” di Mario Sabattini e Paolo Santangelo; e in parte attuerò una traduzione del libro “Disability and Art History from Antiquity to the Twenty-first Century” di Ann Millett-Gallan ed Elizabeth Howie.
La dinastia Tang fu fondata da Li Yuan, meglio conosciuto come Gaozu, nel 618 d.C. Gaozu creò un enorme impero comunicante con numerose culture attraverso eccellenti sistemi di commercio, come il Canale Imperiale, lasciti della dinastia che li precedette, i Sui. Progressi culturali e artistici segnarono questa nuova Epoca d’Oro per quasi tre secoli, facendo eccellere la Cina nella pittura, scrittura e medicina.
Questa ricchezza culturale la si può vedere soprattutto dall’arte funeraria delle sepolture dell’epoca. Innumerevoli quantità di statuine di terracotta, dipinta e/o invetriata, ci riportano vivide immagini della società e attività dell’epoca. Queste opere nel contesto funerario vengono chiamate minqi, ovvero “oggetti luminosi” e accompagnano il defunto nel suo sepolcro. Potevano rappresentare funzionari civili, guardie d’onore, inservienti, animali, musicisti e danzatori.
Noi ci soffermeremo in particolare sulle sculture e i dipinti della sepoltura di Li Xian (654-684 d.C), principe ereditario figlio dell’imperatore Gaozong e Wu Zetian.
La storia di Zhanghuai è molto particolare, egli infatti salì al trono nel 675 e governò solo per 5 anni, incontrando la morte quatto anni dopo la fine del suo regno, a soli 30 anni. La madre, Wu Zetian viene considerata colpevole della sua morte, accaduta in circostanze sospette. Lei stessa salì al trono sostituendolo, diventando la prima imperatrice cinese.
Dopo l’impero della madre, il corpo di Li Xian, che non era stato ancora sepellito con il giusto decoro, venne posto nel sepolcro del Qianling nel 711 e l’imperatore Ruizong lo insignì del titolo di “principe Zhanghuai” facendo riallestire la tomba in onore del nuovo titolo acquisito.
In questo articolo, mi riferirò al principe con il nome di Li Xian e Zhanghuai, per agevolare la scrittura.
La tomba del principe Zhanghuai è una delle più grandi tombe imperiali dell’epoca Tang, ma rappresenta in ogni caso uno stile comune a tutte le altre tombe di dimensioni inferiori.
Il sepolcro è lungo 71 metri, presenta una lunga rampa di accesso, nicchie per il corredo, un corridoio, un’anticamera e infine la camera funeraria, in cui è presente il sarcofago in pietra a forma di padiglione.
Il soffitto, interamente dipinto e decorato, è a cupola rialzata. Il sepolcro doveva rispecchiare la tenuta del principe, o ricrearne una nuova per la vita dopo la morte del defunto.
Il corredo era composto da vasellame in ceramica e statuette.
Fra le rappresentazioni di donne di corte, funzionari stranieri e inservienti, ci sono anche figure di uomini e donne con condizione ipostaturale, cioè di particolare bassa statura.
Le prime immagini si trovano nella camera frontale della tomba di Li Xian, spazio dedicato all’area privata della tenuta.
Al lato est del muro, un uomo di bassa statura è rappresentato assieme a due donne di corte, sopra alle loro teste un rigolo dalla testa nera vola nel cielo.
La figura presenta occhi rotondi, un naso largo e piatto, veste di una lunga tunica e larghi pantaloni, grossi stivali, un futou1 che copre i capelli e un copricapo avvolto attorno alla testa ed annodato sul retro del capo.
Sul lato ovest, una donna con condizione ipostaturale è dipinta accompagnata da altre due donne, nel cielo, un uccello giallo. Indossa una gonna a vita alta, una veste e uno scialle.
Le rappresentazioni di queste persone sono ritrovabili solo nelle tombe dell’élite. Ai tempi, alle corti venivano regalati come tributo dato che il possesso di persone affette da ipostaturismo veniva considerato una lussuria, alla pari di animali esotici o servitori stranieri. L’oggettificazione di soggetti con deformità dimostravano lo status e il potere dei “proprietario”, anche nei sepolcri.
道州民,多侏儒,长者不过三尺馀。
市作矮奴年进送,号为道州任土贡。
任土贡,宁若斯?
不闻使人生别离,老翁哭孙母哭儿。
一自阳城来守郡,不进矮奴频诏问。
城云臣按六典书,任土贡有不贡无。
道州水土所生者,只有矮民无矮奴。
吾君感悟玺书下,岁贡矮奴宜悉罢。
道州民,老者幼者何欣欣。
父兄子弟始相保,从此得作良人身。
道州民,
民到于今受其赐,欲说使君先下泪。
仍恐儿孙忘使君,生男多以阳为字。
In the land of Daozhou, Many of the people are dwarfs;
The tallest of them never grow more than three chi.
They were sold in the market as dwarf slaves and yearly sent to Court;
Described as “an offering of products from the Land of Daozhou.”
A strange “offering of natural products”; I never heard of one yet,
That parted men from those they loved, never to meet again!
Old men—weeping for their grandsons; mothers for their children! ¹
Data la loro differenza fisica, non venivano considerati adatti per il lavoro manuale, ma solo come servitori, intrattenitori, comici e musicisti.
Possiamo osservare i costumi tipici di coloro che svolgevano questi ruoli in queste figure che raffigurano intrattenitori.
Ciascuna di queste figure rappresenta un ruolo specifico che veniva svolto, in questo caso, nell’aldilà, e rispetto ai servitori, le loro espressioni sono più vivaci ed i loro corpi vengono rappresentati in movimento.
Altre raffigurazioni rappresentano individui con tratti più animaleschi che umani, pose poco dignitose ed espressioni contorte, spesso, quasi demoniaci. Questi mezzi-demoni, avevano lo scopo di fornire protezione da forze malevoli.
Le informazioni che abbiamo in merito sono poche, ma la storia continua a parlarci ed offrircene di nuove. Nel frattempo, porre la disabilità al centro dei nostri studi ci rivela una nuova visione della storia, riempiendo i buchi che la nostra educazione fallisce di riempire.
¹ Translation by Arthur Waley, with slight modifcations and Chinese Romanization, changed from Wade-Giles to pinyin. Arthur Waley, “The People of Tao-chou,” in Asian Laughter: An Anthology of Oriental Satire and Humor, ed. Leonard Feinberg (New York: Weatherhill, 1971)
Nora
23enne con crisi esistenziali. Ho fondato Sistemabile ed il collettivo FromTheOthers con la voglia di condividere la cultura disabile con la mia generazione e alla disperata ricerca di una comunità. Laureata triennale in Lingua e Cultura della Corea a Ca’ Foscari.